Una carriera legata indissolubilmente alla storia dell’atletica frascatana, vissuta sia da tecnico che da dirigente. Quali sono i ricordi più belli di tanti anni da allenatore sul campo?
Ho molti ricordi belli, ma come tutte le persone di una certa età si preferisce ricordare quelli della gioventù e precisamente quando nei primi anni ’70, alle prime esperienze di allenatore, scoprii che riuscivo a creare in poco tempo giovani corridori di valore. C’era una disponibilità quasi totale a “lasciarsi allenare”, cosa che ora è diventata molto difficile. Ma allora mi rimaneva facile anche far venire al campo i ragazzi che reclutavo nelle scuole dove insegnavo Educazione fisica ed infatti riuscii a creare uno dei migliori gruppi di mezzofondo del Lazio e d’Italia.
Com’è avvenuto per Lei l’avvicinamento all’atletica? Quali sono le origini della Sua passione?
Ho avuto sempre, fin da bambino, pur giocando come tutti soprattutto al Calcio, un’ammirazione profonda per i Campioni degli Sport individuali. Ma la scelta definitiva è venuta grazie ad un mio cognato, un appassionato di Atletica, anche se non praticante, che mi condusse nel 1959, a 15 anni, ad assistere allo Stadio Olimpico di Roma ai Campionati Italiani Assoluti su pista, dove rimasi “folgorato” dall’atmosfera quasi eroica che emanava l’Atletica, ben diversa già allora da quella del mondo del Calcio che stavo praticando anche con discreto successo nei campionati della F.I.G.C. Poi nel 1960 sull’entusiasmo delle Olimpiadi di Roma, decisi di dedicarmi all’Atletica con una piccola Società esistente a Frascati, il C.S.I. Frascati (fondata nel 1955 e scioltasi nel 1961) e li è iniziata la mia storia con l’Atletica che dura a tutt’oggi.
L’Atletica Frascati nella sua storia ha prodotto diversi ottimi atleti, molti dei quali cresciuti e saliti alla ribalta sotto la Sua guida. Ci ricorda qualche nome tra i migliori atleti che ha avuto il piacere di allenare?
Vi farò i nomi solo dei più Titolati che hanno rivestito la Maglia Azzurra della Nazionale maggiore, ma ce ne sono stati tanti altri, uomini e donne, che hanno ottenuto ottimi risultati in Italia, ed altri che per motivi vari non si sono espressi al massimo delle loro possibilità.
Il primo in ordine cronologico è stato Mauro Pappacena classe 1958, (3.45.5 m. 1500 - 8.05.4 m. 3000 - 13.54.9 m. 5000), Maglia Azzurra in più occasioni. Una storia incredibile la sua, con 6 Titoli Italiani vinti di seguito, 2 da Allievo e 4 da Junior, e ne avrebbe vinti altri 2 o 3 se fosse esistita allora la categoria Promesse, visto che arrivò 2° e 3° Assoluto a due Campionati Italiani. Un atleta capace di mettersi alle spalle gente come Cova e Bordin in più di un occasione.
Poi Giuliano Baccani, classe 1968 (3.44.92 m. 1500; 7.59.49 m. 3000; 13.46.33 m. 5000; 28.55.4 m. 10000) 6 Titoli Italiani dei quali 1 assoluto nei m. 5000 e 1 presenza nella Nazionale Assoluta. Un grande talento del mondo “pulito” del mezzofondo che forse non è riuscito a cogliere totalmente il meglio del suo potenziale nel momento decisivo della sua maturità.
Ma c’è anche una donna, Alyson Rabour 1967, che, al di là del nome straniero era un’atleta made in Frascati al 100% avendo iniziato e terminato la sua storia atletica con il sottoscritto (4.21.7 m. 1500; 9.13.22 m. 3000; 16.02.1 m. 5000; 32.38.96 m.10000). Campionessa Italiana Assoluta di Mezza Maratona e più volte in Maglia Azzurra compreso un 4° posto alle Universiadi. Un’atleta istintiva e naturale come non ne ho più viste varcare il cancello del campo di Frascati.
Eppure non sono mancati i momenti difficili, che hanno messo a dura prova la voglia di continuare. Quali stimoli l’hanno aiutata a proseguire la Sua attività?
Provai ad abbandonare negli ultimi anni ’90, dopo essermi dimesso dalla CISES Frascati, la Società di cui ero stato il principale promotore nella sua ricostituzione del 1972 con il nome di A.S. Frascati. Ciò accadde perché mi dichiarai contrario a quel modello di Società di Atletica che cerca i risultati quasi esclusivamente con le operazioni di mercato degli atleti, politica che invece si era selvaggiamente intrapresa. Date le dimissioni però, il fatto di lavorare ancora nella scuola, in qualche maniera, mi impedì di spezzare totalmente il mio legame con l’Atletica. Avrei potuto prendere altre strade, sicuramente più redditizie, ma la mia “passione” era e resterà l’Atletica. Ebbi allora il coraggio di ricominciare con molte difficoltà, rifondando nel 1997 un’altra Società, l’A.S. Atletica Tuscolana, così si chiamava allora, ripartendo di nuovo dai giovani del territorio, ed ebbi la prova che avevo ragione poiché ricostruii in poco tempo una grande realtà giovanile ed ebbi anche la “magra” soddisfazione di vedere da lì a poco la mia vecchia Società chiudere i battenti per esaurimento dei mezzi finanziari.
Qual è il rammarico più grande che si porta dietro in tanti anni di atletica?
Troppi atleti giovani da me allenati e portati a buoni livelli hanno abbandonato quando hanno avuto delle difficoltà e io non sono riuscito a trovare i mezzi per poterli aiutare a proseguire.
Che tipo di supporto ha avuto da parte della Federazione in tanti anni da allenatore al servizio dei giovani?
Tutte le gestioni della FIDAL Nazionale che si sono succeduti negli anni, non sono riuscite a creare mai una struttura di supporto valida per aiutarmi nel mio lavoro. Ma soprattutto hanno lasciato che scomparissero nel “nulla” giovani di grande valore, vincitori di titoli italiani, più volte convocati nelle rappresentative italiane giovanili senza mai tendere una mano. E’ incredibile ma vero! Si sono sempre lavati le mani di questo problema, scaricando sul Tecnico e sulla Società la responsabilità, buttando soldi per la stampa di quintali di scritti su argomenti tecnici, spesso indecifrabili, che non hanno mai dato risultati, poiché gli abbandoni sono continuati e continuano a tutt’oggi per tutti. Piuttosto, hanno preferito buttare soldi e attenzione sull’aiuto agli atleti di “elite”, finanziando per chi si rendeva disponibile, come ora sappiamo, basta leggerlo sui libri accusa del mio amico Sandro Donati, la pratica farmacologica e medica di “mezzi illeciti”. E chiaramente chi non accettava i loro metodi veniva abbandonato a se stesso.
Negli ultimi anni l’atletica a Frascati a livello assoluto si è svolta sotto l’egida del sodalizio romano Running Club Futura, protagonista a livello italiano con prestigiosi risultati. Ci racconta sinteticamente i traguardi raggiunti in questi ultimi anni?
La R.C.F., che era nata come società di soli corridori di fondo, ha sentito ad un certo punto l’esigenza, anche morale, di crearsi uno scopo in più, e ci ha chiesto se volevamo collaborare con loro, mi sembra dal 2006. Abbiamo così costruito insieme una Società, ora con sede a Frascati, che potesse competere anche in pista e in parte ci siamo riusciti. La R.C.F. ha ovviamente continuato a curare il settore “corsa”, che l’ha portata a vincere per due anni di seguito, nel 2011 e 2012, il Titolo Italiano di Società di Corsa uomini, a conquistare un 2° posto nel 2013, ed anche un 2° e due quarti posti nel settore femminile. Altri fiori all’occhiello in questi anni di collaborazione sono stati ottimi piazzamenti di vertice ai Campionati Italiani di Società di Cross, non solo a livello Assoluto, in quanto nel 2009 abbiamo addirittura sfiorato, con un 2° posto, la vittoria nella Categoria Allievi, con tutti prodotti del nostro vivaio. Ma non bisogna dimenticare, nel frattempo, i vari titoli individuali conquistati dal nostro portacolori Giorgio Calcaterra, pluri Campione del Mondo e d’Italia nella specialità della 100 km, oltre ai vari successi ai Campionati italiani nelle altre specialità. Risultati che sintetizziamo: Giorgia Vasari 4 titoli da promessa tra il 2008 e il 2009 tra cross e pista; Flavio Ferella 1 titolo da Allievo nel triplo; Matteo Orlandi 1 Titolo Indoor negli 800 m. Juniores; Alessandro Norgbey 1 Titolo nell’Alto Allievi.
E’ di dominio pubblico la recente unione tra le società Running Club Futura e Atletica Roma Sud. Come mai avete deciso per questa fusione?
A dire il vero questo è un ritorno di fiamma, poiché le due realtà di Frascati e di Velletri si erano già unite in un esperimento dal 2002 al 2005 su iniziativa mia e di Giuseppe Savelloni (ex Presidente dell’Atletica Roma Sud), quando per difficoltà economiche questo si dovette interrompere. Il motivo era e rimane lo stesso: tentare di creare una Società del territorio di Roma Sud dove “incanalare” il frutto della propria attività giovanile, e la R.C.F. ora si è impegnata formalmente a trovare i mezzi finanziari per avviare e speriamo realizzare questo progetto. La nuova società ora si chiama “R.C.F. Roma Sud”.
Frascati ha la fortuna di avere un buon impianto per l’atletica, che tuttavia comincia a mostrare i segni del tempo. Che cosa servirebbe più di ogni altra cosa?
Purtroppo l’impianto di Atletica di Frascati, inizia a mostrare i primi segni di usura che, se per il futuro prossimo non ci impediranno di allenarci, di certo non faranno essere la nostra pista una delle più veloci del Lazio visto che comincia ad indurirsi. Speriamo in futuro che il Comune di Frascati trovi i mezzi finanziari per rifare l’impianto, magari da un’altra parte, e non in condivisione con il Calcio. Basterebbe una pista, magari solo a 4 corsie, con una piccola tribuna e dei piccoli spogliatoi ed un prato in mezzo dove poter anche lanciare, per dare impulso e linfa vitale all’atletica italiana. E parliamo proprio noi di Frascati, che abbiamo avuto comunque la fortuna di trovare delle realtà politiche da sempre che ci hanno difeso da certe prevaricazioni tipiche della squallida cultura sportiva italiana che è prevalentemente filo calcistica.
Su che cosa deve puntare una società di atletica per avere una certa longevità?
Una Società, come la chiamate voi nella domanda, è in realtà una “Associazione” di persone che vogliano perseguire insieme uno scopo, che nel nostro caso è la pratica e la diffusione dell’Atletica leggera nel proprio territorio per il bene e la salute psico-fisica della comunità. Basterà rispettare questa norma statutaria perché un’Associazione sportiva duri nel tempo. Se lo scopo diventerà invece un altro, o solo quello di dover raggiungere dei risultati per le classifiche federali a suon di compra-vendite, allora, come abbiamo già detto, si rischia il tracollo.
Nell’arco di tanti anni come sono cambiati i ragazzi e di conseguenza com’è cambiato il modo di fare atletica?
Quando mi fanno questa domanda uso rispondere con un esempio. Se a scuola, negli anni ‘70 e ’80, invitavo a venire al campo al pomeriggio un ragazzo che mostrasse particolari attitudini per l’Atletica, c’erano 90 probabilità su 100 che questi accettasse. Negli ultimi anni d’insegnamento, ma anche prima ancora, progressivamente la cosa si è completamente ribaltata.
Ora al campo vengono ragazzi, magari dopo aver provato altri sport, oppure vengono solo perché le famiglie li vogliono far alzare dalla sedia piazzata davanti al televisore, alla playstation o al PC. Bisogna prima ricondizionarli e poi avviarli all’Atletica. Non è un caso se in Italia ai primi posti di quasi tutte le gare di mezzofondo ci siano ragazzi ed atleti di origine straniera!
L’atletica è diventata poi un prodotto “usa e getta”. Molti ragazzi non vogliono nemmeno gareggiare, ed anche quelli con buone qualità ai quali con grande fatica si riesce a far fare importanti risultati, smettono non appena si presenti loro qualche problema. Stiamo parlando di gente che ha smesso ai vertici in Italia, anche recentemente, solo perché impegnata nell’esame di maturità o per essersi iscritta all’università. Ma c’è da dire che né la Scuola, né l’Università in Italia, danno un minimo aiuto agli Sportivi studenti di alto livello. Lo Stato Italiano ha devoluto questo incarico e soldi, solo ed unicamente ai Militari. E’ una cosa da terzo mondo. Se vuoi fare Atletica ad alto livello in Italia e vuoi esser aiutato dallo Stato, come sarebbe giusto, devi fare per forza il militare. Questa cosa non è certo da Nazione civile.
Lei è specializzato nel mezzofondo, specialità che in questo periodo ha diversi problemi di vocazione, se così vogliamo chiamarli. Secondo Lei quali sono i maggiori problemi nell’avvicinare i giovani alla corsa e a cosa attribuisce il generale calo di prestazioni che attraversa il mezzofondo italiano?
In parte ho già risposto, ma i motivi sono innumerevoli e solo su questo si potrebbe scrivere un libro. Intanto il consumismo esasperato in Italia, ha favorito la crescita di una generazione di soggetti poco propensi alla pratica di discipline faticose e se un ragazzo poi mostra delle qualità, il genitore preferirà quasi sempre giocarsi la carta del proprio figlio magari nel mondo del Calcio o altra disciplina.
Eppure si trovano ancora dei giovanissimi a cui piace correre, ma allora nasce un altro problema. La maggior parte dei giovani allenatori dell’ultima generazione non sanno cogliere questa opportunità perché non sanno come programmare l’allenamento razionale di un giovanissimo per costruire un futuro mezzofondista. Questo anche grazie alla complicità di qualche docente dei corsi della FIDAL che dovrebbero formare questi Tecnici, e che sono piuttosto ostili se non contrari ad un lavoro giovanile dove ci sia anche un consistente apporto di lavoro Aerobico.
Si finisce per tarpare le ali a questi giovani portati per la corsa di resistenza, per incompetenza, mancanza di coraggio o per scelta, facendoli magari diventare solo dei mediocri velocisti o dei mediocri saltatori, quando avrebbero potuto diventare dei grandi mezzofondisti. Ci sono addirittura Società che a livello giovanile non fanno praticare specialità di resistenza e questo accade anche a Roma Sud.
Quanti ragazzi segue attualmente, e quali sono i migliori elementi?
Sto seguendo un bel numero di atleti compresi dei giovanissimi e lo sto facendo in collaborazione con mia figlia Giorgia, che si sta appassionando alle problematiche dell’allenamento.
In questo momento tra i più conosciuti c’è sicuramente la promessa classe 1993 Matteo Orlandi 1’52”05 negli 800 m, che, dopo un periodo di rallentamento voluto, sembra intenzionato quest’anno a ripresentarsi ai vertici in Italia. Poi Simone Serafini 48.95 nei m. 400; Silvia Cavaliere 10’17” nei m. 3000; Marta Castelli 2.17 nei m. 800. Ma alleno anche giovanissimi sui quali spero molto, come Pizziconi Alessandro 1.58.5 negli 800 metri e poi Dario Moretti, Andrea Caccavale, Erika Fabiani, Federico Tramontozzi, Francesco Guerra, Edoardo Angelucci ecc.
Simone Serafini ha vinto ad Ottobre l’argento agli Italiani di Jesolo sui 400 metri, dimostrando un’ottima seconda parte di gara nella finale di Jesolo. E’ stata una condotta di gara preparata?
Avevamo impostato il mesociclo di sostegno estivo per migliorare le qualità di tenuta di Simone, che aveva sempre mostrato nella prima parte di stagione una flessione nell’ultima parte di gara. Abbiamo lavorato, pur mantenendo alta la quantità di lavoro anaerobico, anche su un incremento della potenza aerobica, per poter meglio sostenere la scarica di lattato degli ultimi metri ma soprattutto abbiamo lavorato sulla tecnica di corsa, cercando di trovare il giusto “rapporto” tra l’ampiezza e la frequenza dei passi, “rapporto” che sicuramente nel caso di Simone era sbilanciato verso l’ampiezza. Fatto questo, il giorno della finale avevo raccomandato di non partire forte e di controllare da dietro la gara fino all’uscita dell’ultima curva. Però Simone in sesta corsia non ha saputo valutare bene il ritardo che aveva dai primi, e si è mosso troppo tardi quando il traguardo era vicinissimo, finendo poi quando ha attaccato, a doppia velocità rispetto agli altri, ma troppo tardi per completare la rimonta anche del primo. Basta visionare il video della gara su “Youtube” per essere sicuri di quanto sto affermando.
Serafini sta crescendo molto bene sul giro di pista, può avere un futuro anche sugli 800 metri?
Simone è un atleta con un corredo genetico da velocista e grandi qualità elastiche, tutti sanno che eccelle anche nel salto in lungo. Quindi non avendo nemmeno una attitudine psicologica spiccata per gli sforzi di durata, è da escludere assolutamente il suo passaggio agli 800 metri. Le sue gare saranno oltre ai 400 piani, i 100, i 200 e anche i 400 ostacoli, se accettasse il mio consiglio di prepararli.
Miglioramenti importanti sono arrivati anche da Silvia Cavaliere (10’17” nei m. 3000) e Marta Castelli (2.17.5 nei m. 800), due esempi di costanza e determinazione sempre più difficili da trovare nel mezzofondo femminile. Come giudica i loro miglioramenti e che margini possono avere?
Si tratta di due ragazze sopravvissute ad un gruppo che avevo preso in consegna qualche anno fa. Il caso che le ultime sopravvissute, abbiano fatto quest’anno dei notevoli miglioramenti da vertici Nazionali è la prova che se si ha la perseveranza di continuare e soprattutto di allenarsi con impegno, i risultati vengono. Altre, tranne qualcuna che ha avuto dei problemi veri di natura fisica, hanno fatto solo finta di praticare Atletica. I loro margini di miglioramento sono legati all’impegno che sapranno profondere ma soprattutto alla loro capacità di ordine psico- fisico di risolvere i problemi che andremo ad affrontare insieme.
Qual è secondo lei la priorità su cui puntare per rilanciare l’atletica nel territorio di Roma Sud?
L’Atletica della Provincia FIDAL di Roma Sud che ho visto nascere e crescere e di cui sono stato il Referente Tecnico per la maggior parte della sua esistenza, si è sempre distinta per la sua attività giovanile, che quindi non ha bisogno di essere rilanciata poiché è stata sempre una realtà. Quello in cui è stata ed è tutt’ora deficitaria è la quantità e la qualità dell’attività del Settore Assoluto visto che più di qualche Società del territorio preferisce svendere il frutto della loro lavoro nel settore giovanile a Società di altre Provincie, in cambio spesso di briciole. Occorre il coraggio, magari consorziandosi, di creare Società del nostro territorio capaci di tenersi gli atleti migliori e di competere anche nel settore assoluto.
Che cosa si augura per il futuro dell’atletica frascatana e più in generale del territorio castellano?
Ho scritto molto e non so come farete a pubblicarlo ma c’e già la risposta in quello che ho detto per questa ultima domanda. L’unica cosa che mi auguro è che in qualche maniera questa crisi economica finisca e che tornino degli sponsor anche nell’Atletica che in questo momento ci hanno abbandonato. Questo per trovare i mezzi per aiutare con assistenza medico sanitaria e di apporto di materiale sportivo i nostri ragazzi ed alleggerire anche le famiglie dell’onere di far fare Atletica ai propri figli. Poi che i Comuni dei Castelli rivolgano una maggiore attenzione all’Atletica e sappiano dargli il giusto valore che merita.
Intervista a cura di Simone Proietti